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Autore Topic: Prova Volvo V60 Cross Country - Quattroruote  (Letto 2990 volte)

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Prova Volvo V60 Cross Country - Quattroruote
« il: 26 Settembre 2015, 09:31:26 am »
Riporto una prova effettuata da Quattroruote che ha usato una V60 Cross Country per una settimana, attraversando anche qualche stato europeo.

Da www.quattroruote.it

Volvo V60 Cross Country Una settimana con la D3 Geartronic.

Presentata allo scorso Salone di Los Angeles la Volvo V60 Cross Country è arrivata sul mercato nostrano agli inizi dell'anno e rappresenta una variante "crossover" del modello. Grazie a un'altezza da terra maggiorata di ben 65 mm, protezioni di metallo per il sottoscocca, passaruota più ampi e pneumatici specifici con spalla più alta, montati su  cerchi da 18 e 19 pollici, rispetto agli altri allestimenti la Cross Country è adatta anche al fuoristrada leggero. Abbiamo guidato la versione spinta dal propulsore diesel D3 2.0 da 150 CV abbinato a al cambio automatico a otto rapporti.

Day 1.
Personalmente apprezzo poco queste vetture conformate da Suv, ma con la trazione su un solo assale. Comunque, visto che il mercato le premia, siano benvenute. E quest’ultima arrivata fa bella figura; almeno certe qualità ci sono davvero, non è solo moda! Il sedile di guida, per esempio: nessuno sa fare il poggiatesta così efficace per la sicurezza ed al tempo stesso così comodo. Nessun altro le cinture così morbide; addirittura con impugnatura ergonomica. Salvo la rotella per l’inclinazione dello schienale, scattosa e poco accessibile. Il comfort sugli ostacoli stradali è come piace a me: vettura ferma, rollio e beccheggio quasi da sportiva ma nessuna ruvidità. Gommosa e raccordata. Anche silenziosa. Salvo un ammortizzatore posteriore fuori standard. Il silenzio sembra la sua carta vincente: “presenza motore” in abitacolo molto contenuta, migliore delle sue concorrenti. E fruscii aerodinamici dalle guarnizioni porta assenti; solo lieve rumorosità dallo specchio retrovisore esterno. Anche il comportamento dinamico è piacevole e rassicurante. Oltre a non presentare tamponamenti di sospensioni, (ecco un vantaggio della regolazione “dura”) ha sostanzialmente una bella tenuta posteriore. Con reazioni progressive e contenute. Chi ha raggiunto maggiori progressi, è il cambio automatico AISIN a otto marce. Veloce, morbido, silenzioso. A tre posizioni, Drive, Sport (quella che preferisco), Tip. Molto comodo il ripetitore dei segnali sul quadro strumenti, purtroppo talvolta la mappa sbaglia. Anche l’assistente di mantenimento corsia è efficace: avverte il guidatore e agisce sullo sterzo per riportare la vettura in corsia. E giustamente, se lo si usa intenzionalmente, avverte, si disattiva e consiglia un riposo. Così evita che i soliti ne approfittino. Insomma, un bell’esempio di sobrietà, consistenza e comfort. E poi finalmente una radio che suona alla grande.
Paolo Massai

Day 2.
Diciamolo subito: non è che le differenze tra la Volvo V60 Cross Country e quella “normale” siano straordinarie. La versione “avventurosa” della wagon svedese si distingue dalla sorella soprattutto per la griglia anteriore a nido d’ape, il fascione sottoporta e il paraurti con protezione a contrasto. Oltre che, ovviamente, per i sette centimetri d’altezza in più. Ma qualsiasi sua velleità off-road deve fare i conti con l’assenza della trazione integrale, almeno sulla D3 Geartronic, la Cross Country in cui sto entrando. La mancanza di regolazioni elettriche del sedile non agevola l’immediata individuazione della posizione giusta. Ma sono quisquilie. L’importante è che, una volta trovata, si sta proprio comodi: i sedili delle Volvo, come sempre, non deludono. Si guida con le gambe semidistese, piuttosto in basso, forse più di quanto mi sarei aspettato. E a colpire, fin dal primo istante, sono la linearità, la razionalità, la “pulizia” della plancia. Tutto è al posto giusto, immediatamente individuabile e - ciò che più importa - comprensibile, nel segno di un sobrio e raffinato minimalismo. Niente inutili barocchismi, niente fastidiosi affollamenti di tasti. E le finiture, almeno a prima vista, sono di ottima fattura. Apprezzabili anche l’efficienza del climatizzatore bizona e la possibilità di cambiare il look della strumentazione, scegliendo fra le impostazioni Elegance, Eco e Performance. In fase di parcheggio - c’è anche quello assistito, ma la realtà è che sempre più veloce fare da soli - la presenza dei sensori consente di ovviare agli ostacoli alla visibilità causati dal lunotto piccolo e dalla coda alta. Quanto al navigatore, è di utilizzo intuitivo e, una volta impostata la destinazione, la sua doppia schermata (a destra la cartina della zona, a sinistra il focus sulle direzioni da prendere di volta in volta) aiuta a non sbagliare. Risulta solo un po’ ridondante - e petulante - quel “per favore” invariabilmente ripetuto dopo ogni indicazione. Ho poi trovato non poco fastidioso (anche se sull’argomento, a quanto pare, le opinioni divergono) il sistema di funzionamento dello Start&Stop: per tenere spento il motore bisogna continuare a schiacciare il freno anche con il cambio automatico in Neutral. A proposito di cambio: il Geartronic a otto rapporti è davvero convincente e coadiuva al meglio il quattro cilindri da 150 cavalli che spinge questa Volvo. Un motore elastico e poco assetato, che assicura percorrenze di tutto rispetto senza sfigurare sotto il profilo delle prestazioni, almeno nella vita di tutti i giorni. L’auto riprende velocità in fretta quasi in ogni situazione e anche in accelerazione se la cava in modo più che dignitoso. Tradisce solo un minimo d’impaccio nel misto veloce, ma sarebbe stato eccessivo pretendere il contrario. Quando poi si entra in autostrada - dove conviene inserire il sistema di mantenimento di corsia attivo Lka -, si può apprezzare al meglio la sua natura di grande routière, nonostante non sia proprio la prima caratteristica che il nome Cross Country dovrebbe far venire in mente. E invece. Alla già citata comodità dei sedili e alla morbidezza dell’assetto, si aggiunge un propulsore che a velocità Codice gira sotto quota 2.000 giri senza quasi far sentire la sua voce.
Emanuele Barbaresi, Ufficio centrale

Day 3.
L’ultima volta che ero salito su una V60 si trattava della versione ibrida, con il turbodiesel a cinque cilindri 2.4, in via di uscita di scena, già piuttosto poderoso di suo, e in più ben supportato dall’elettrico quanto a potenza e soprattutto coppia. Il D3 di questa Crossover, due litri da 150 CV potrebbe lasciare qualche dubbio sulla capacità di spinta su una vettura “countrizzata” e appesantita, ma in realtà ci si trova subito a proprio agio, ottimamente accompagnati dall’automatico a otto rapporti. La V60, con i suoi 464 centimetri di lunghezza, risulta agile e maneggevole, in città come nei tratti più veloci. Giocando un po’ con le impostazioni della strumentazione, mi sono trovato più in sintonia con quella sportiveggiante, “Performance”, su toni rossi, con il contagiri in evidenza e il tachimetro digitale. Ci sono tre schermate tra cui scegliere, e le altre due, Eco, su toni verdi, ed Elegance, molto tradizionale, mostrano un contagiri in verticale che mi sembra poco intuitivo. Durante la guida notturna sono rimasto sorpreso dallo specchio retrovisore non elettrocromatico. Per togliere i riflessi fastidiosi delle auto dietro, si deve cambiare l’angolo dello specchio con l’apposita levetta, alla vecchia maniera. Che, a mio parere, rimane la più efficace.
Andrea Sansovini, redazione Prove su strada

Day 4.
Fresca fresca dal terzo giorno di diario, eccomi consegnata la V60 Cross Country per un compito un po’ particolare: questa mattina (lunedì 14 settembre) si parte per il Salone di Francoforte con tutta la web TV (beh, anche con un’altra auto, la V60 è si spaziosa, ma non così tanto). Dalla sede di Rozzano sono 700 km che faremo tutti d’un fiato, stracarichi di bagagli e, a vedere il cielo, anche sotto un tempo inclemente.  Sin dai primi chilometri, mi godo la forma e la consistenza dei sedili, che promettono di farmi arrivare al Francoforte con la schiena intatta. E benedico subito anche il cambio automatico Gaertronic, che appena dopo il Gottardo mi allevia lo stress da stop and go delle infinte code per lavori che incontreremo fino a destinazione. In situazione di scarsa visibilità per pioggia, che qui diventa più critica perché in Svizzera e Germania non si usa l’asfalto drenante, i tergi si dimostrano molto efficaci mentre sorprende un po’, in presenza di un modello che parte da un minimo di 37 mila euro, non trovare i fendinebbia e il sensore pioggia (ma c’è ovviamente la regolazione dell’intermittenza). Sul lato del confort, sembra si trovino d’accordo anche i miei compagni di viaggio, che pisolano tranquillamente (cliccate qui per vedere il video di questo viaggio). E se parlassimo un po’ di consumi? Il 150 CV D3 ha fatto, su questo percorso obbiettivamente lento e tortuoso, ma a pieno carico, una media di 6,7 litri/100 km, che tradotto fa 15 km/litro, davvero niente male, così come l’autonomia generale, ché arrivati alle rive del Meno ci sono ancora tre tacche di serbatoio. Tra le molte cose apprezzate a bordo, spicca il sistema di navigazione e in particolare la sua estensione di messaggistica sul traffico, che in Germania funziona davvero bene attraverso il TMC. Le code (tante!) vengono segnalate per tempo e in contemporanea viene suggerito il percorso alternativo.
Carlo Bellati, redazione WebTv

Day 5.
Terminato il lavoro a Francoforte (a proposito, se non avete visto lo speciale dal Salone, è online qui) è il momento di ripartire per la redazione, altri 700 km tra mattino e sera, con ampi rallentamenti in Germania e in Svizzera. Pioggia battente per tutto il percorso, eppure la telecamera di bordo è puntuale nel riportare i severi limiti di velocità elevetici. Più in generale mi piace molto la strumentazione interamente digitale e riconfigurabile, perfettamente leggibile e anche intuitiva, una volta che si fa l’abitudine al contagiri che sembra l’indicatore della benzina. Anche in questo caso i consumi si mantengono molto bassi, anche migliori che all’andata, con percorrenza di 16-17 km con un litro perché la media si è un po’ abbassata. Si passa il tempo in coda ascoltando musica dal telefonino in streaming bluetooth, il che fa emergere, oltre alle buone doti audio descritte dal collega Massai, anche una imperfezione: il sistema non fa comparire titolo e autore dei brani, ma solo una generica e poco comunicativa scritta “Audio streaming”. Tirando le somme, la V60 in questo allestimento rialzato e rinforzato non delude le aspettative di confort; non va naturalmente confusa con una crossover o, peggio, una Suv, dato che mancano i fondamentali (vedi trazione integrale), ma vissuta come un’auto a lungo raggio molto piacevole e comoda, poco assetata e ben equipaggiata. Avrebbe forse bisogno di una rinfrescata alla parte multimedia (schermo piccolo, grafica un po’ datata), ma il tutto è largamente compensato da questi incredibili sedili e da un’abbinata motore cambio invidiabile.
Carlo Bellati, Redazione WebTV

http://www.quattroruote.it/news/diario_di_bordo/2015/09/21/volvo_v60_cross_country_una_settimana_con_la_d3_geartronic.html?m=0&wtk14=cpm.newsletter.qrt.flash.2015_09_25&Idtrack=4DF1CD35A9E89C66C2BFC1C65F4D3C1F



V40 1.8 16V 122 CV   - Anno 2000
V40 1.9 TD 115 CV     - Anno 2001
V70 2.4 Sport 163 CV - Anno 2007