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La Casa svedese ha inventato un dispositivo di sicurezza che riduce i danni anticipando il comportamento del guidatoredi Alessandro Marchetti Tricamo
Göteborg – E’ merito della sicurezza se oggi Volvo è ancora un’industria automobilistica. La cattiva gestione Ford (1999 – 2010) ha rischiato di lasciare il segno sulla storia, oggi però la Casa svedese sembra arrivata alla seconda vita grazie alla nuova proprietà dei cinesi di Geely e soprattutto, al proprio dna, la sicurezza: «Safety is an attitude», spiega Peter Mertens a capo della ricerca e sviluppo.
Xc90 il laboratorio su quattro ruote
In italiano suona qualcosa come, «la sicurezza è un modo di pensare». E di sviluppare un’auto e l’ambiente che la circonda. Il manifesto di tutto questo è la Vision 2020: zero incidenti con lesioni a bordo di una Volvo entro il 2020. Un obiettivo alla portata di mano, almeno a vedere l’ultima generazione della XC90 che arriverà sul mercato prima dell’estate 2015. L’elenco dei dispositivi di sicurezza è lungo quanto quello dei canali satellitari di una tv ma comprende soprattutto un sistema mai visto finora a bordo di un’auto che protegge gli occupanti della vettura in caso di uscita di strada dovuta, ad esempio, alla distrazione o stanchezza del guidatore o alle cattive condizioni della strada e del meteo. Se la vettura, tramite dei sensori, rileva la potenziale uscita di strada, le cinture anteriori vengono serrate elettricamente per mantenere il più possibile gli occupanti in posizione eretta e vicini al sedile: «La postura è molto importante nel caso di trasferimento di una forza o carico dovuto a un incidente attraverso la spina dorsale. Il fatto di guidare spesso con la schiena curva in avanti può provocare infatti lesioni spinali dovute all’applicazione di un carico su un elemento in flessione (ndr la schiena)», spiega Lotta Jakobsson, esperta di biomeccanica e tecnico specializzato del centro di sicurezza Volvo.
Il test del fosso
Per ridurre al minimo le lesioni alla spina dorsale è stato poi inserito un sistema di assorbimento di energia tra sedile e telaio che ammortizza, con una semplice deformazione meccanica, simile a quella di una molla (questa volta nulla di elettronico), le forze verticali che si generano quando la vettura urta sul terreno. Per darvi l’idea dell’impatto che può avvenire a una velocità di 80 km a bordo di una vettura guardate il video della prova a cui abbiamo assistito presso il centro sicurezza Volvo. In particolare le immagini si riferiscono al test denominato «Fosso», studiato per riprodurre il caso di un sobbalzo generato quando la vettura uscendo di strada entra in un fosso laterale per le acque e urta contro un terrapieno: «Lo scenario è stato scelto perché tra i più pericolosi che possono accadere uscendo di strada e quello che genera a bordo le forze verticali sugli occupanti più elevate», spiegano i tecnici Volvo prima di lanciare la XC90 verso l’ostacolo. L’abbinamento tra postura diritta corretta e impatto ammortizzato, secondo la Jakobsson, «riduce fino a un terzo le forze verticali a cui sono esposti gli occupanti dell’auto durante questo tipo di incidente». E l’obiettivo 2020 sembra più vicino.
http://motori.corriere.it/motori/tecnologia/14_dicembre_04/nuova-volvo-xc90-ti-protegge-bcbdcc44-7bb3-11e4-b47e-625f49797245.shtml