Nel corso degli ultimi dieci anni gli impianti a gas, sia gpl che metano, hanno subito una accelerazione tecnologica impressionante.
Praticamente dalla loro nascita erano rimasti immutati: forse ricordate tutti il bombolone, il riduttore di pressione a membrana, il tubone del gas che andava ad infilarsi in una flangia apposita sotto o sopra il carburatore, i due tubazzi dell'acqua proveniente dal motore e necessaria per gassificare il gpl o il metano.
I più "scafati" montavano una pompa ac elettrica, di solito comprata allo sfascio e di solito quella della vecchia Mini, questo serviva per un passaggio a benzina senza problemi a freddo se la macchina non ne voleva sapere di partire a gas. Si girava il commutatore, bello grande in basso a sx o a dx del volante, si aspettava che la pompa elettrica riempisse la vaschetta del carburatore, si tirava l'aria (molti oggi non sanno neanche cosa sia) e via.
Piano piano sono cominciate timidamente ad apparire alcune innovazioni, tipo l'indicatore di livello e il serbatoio a ciambella (Toroidale, ma sembra una parolaccia) al posto della gomma di scorta.
Poi nel 1993 arriva l'Euro 1, e praticamente tutte le auto passano ad iniezione, in genere monoiniettore, ma gli impianti ancora sonnecchiano, qualcosa comincia a muoversi via via che le specifiche Euro salgono, grossomodo ad Euro 2 cominciano a comparire i primi impianti ad iniezione gassosa e poi il salto tecnologico parte e ci troviamo oggi con impianti completamente diversi da quelli di solo 12 anni fa.
Abbiamo impianti ad iniezione liquida, common rail, senza più polmone per il preriscaldo del gas, con pompe sommerse e prestazioni praticamente identiche all'alimentazione a benzina, mentre nel metano compaiono bombole in alluminio e in fibra di carbonio notevolmente più leggere dei bomboloni in acciaio di qualche anno fa.
Ma è nel settore gpl che la tecnica fa un salto in avanti notevolissimo arrivando a sfornare impianti che sono vere chicche tecnologiche come questo della Vialle, una delle aziende più innovative del settore:
Serbatoio toroidale con inclusa una pompa di mandata, un regolatore di pressione, con linea di ritorno, che provvede ad alimentare un common-rail con pressione adeguata al carico e costante, iniettori di gpl liquido, niente polmone preriscaldamento, centraline che dialogano con la sonda lambda e con l'ecu dell'iniezione benzina, prestazioni identiche a quelle della benzina, anzi in alcuni casi accelerazioni leggermente migliori, consumi inferiori, insomma il top.
Questo tipo di impianto ovviamente non può essere usato per il metano, viste le enormi differenze di pressione (circa 10 Bar il gpl oltre 200 il metano), ma anche lì si stanno facendo notevoli progressi, sopratutto nel settore serbatoio, da sempre punto dolente dell'impianto a metano. Le attuali bombole sono di alluminio e le ultime arrivate in fibra di carbonio, cosa che consente una notevole diminuzione del peso delle stesse.
Lo schema tipo di un impianto a metano è il seguente:
Dal serbatoio a un riduttore di pressione (bistadio) attraverso un filtro a un rail che alimenta gli iniettori, tutto qui: semplice e funzionale.
Il controllo della pressione come nel gpl non è possibile perchè occorrerebbe ricomprimere il gas in eccesso.
Il tallone di Achille del metano è la sua scarsa autonomia, tra i 200 e i 350 Km più o meno e sopratutto la rete dei distributori carente in autostrada e in certe regioni, ma se avete un distributore a portata di mano il risparmio è notevolissimo, e anche l'ambiente ne trarrà vantaggio.
Per concludere: metano e GPL sono due validissime alternative agli impianti tradizionali, sia per il ridotto costo dei carburanti, sia per il minor impatto ambientale a causa soprattutto dei notevoli passi in avanti avuti nello sviluppo tecnologico.